Sulle polemiche per il caso di Massa dove due genitori hanno ritirato la propria figlia perchè in classe erano state raccontate due favole “gender” è intervenuta la direzione dell’ufficio scolastico provinciale che ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Quei genitori da qui non sono passati. Ogni scuola ha presentato l’offerta formativa alle famiglie che hanno aderito. Se questo genitore vuole andare a mettere il naso su ciò che si insegna a scuola, allora è finita. La scuola nella piena autonomia ha presentato questo progetto, com’è suo compito. Forse c’erano altri motivi per trasferire quella bambina. La dirigente dell’istituto interverrà ma i genitori sapevano tutto: se non volevano aderire potevano chiedere delle ore alternative. Non era obbligatoria l’adesione a questo laboratorio. Siamo nel 2015, andremo su Marte, son finiti i tempi di dire ai nostri figlioli che nasciamo sotto i cavoli”.
A Massa è scoppiato un caso che farà discutere ancora per molto tempo.
Una coppia di genitori ha deciso di ritirare da scuola la propria bambina dopo che in classe sono state lette due favole che possono essere definite, a detta dei genitori, “gender”.
Dalla parte dei genitori si è immediatamente schierato il Vescovo della diocesi di Massa Carrara, monsignor Giovanni Santucci e contro di loro l’ufficio scolastico provinciale e Irene Biemmi che è la direttrice della collana “Giralangolo”.
I due testi che fanno parte della collana “Giralangolo” sono: “Una bambola per Alberto” e “Salverò la principessa”.
La professoressa Irene Biemmi oltre ad essere la direttrice della collana “Giralangolo” di cui fanno parte i testi tiene anche un corso di formazione per insegnanti e, ancora, ha ideato alcuni laboratori per i ragazzi del progetto “Liber* Tutt*”.
Così la professoressa Irene Biemmi a proposito della polemica esplosa per la bambina ritirata da scuola ha dichiarato: “Questi genitori e il Vescovo non hanno mai letto queste storie. C’è stata una distorsione totale dei contenuti dei libri. E’ l’ennesimo pretesto per bloccare un progetto ben riuscito. E’ stato costruito un caso per nascondere la realtà. Questo progetto è stato proposto dalla Provincia di Massa dallo scorso anno, ha coinvolto migliaia di ragazzi e docenti: la polemica di queste ore occulta tutto il lavoro fatto”.
Ma la mamma che ha preso la decisione di togliere la bambina dalla scuola non ci sta con questi metodi educativi e con lei anche l’associazione Pro Vita il cui presidente, Brandi ha dichiarato: “Questo è solo il primo caso ma diventerà sempre più necessario che i genitori affermino i loro diritti costituzionalmente garantiti riguardo all’educazione dei loro figli, attraverso azioni forti come questa”.
Questo progetto che ora è al centro di una polemica dai toni molto accesi è stato finanziato dalla Regione Toscana e fatto proprio dalla Provincia di Massa, per questo l’ufficio scolastico provinciale ha voluto rilasciare una dichiarazione che va contro la presa di posizione della coppia di genitori che ha preso la decisione tanto forte di far cambiare scuola alla propria bambina: “… Se questo genitore vuole andare a mettere il naso su ciò che si insegna a scuola, allora è finita. La scuola nella piena autonomia ha presentato questo progetto, com’è suo compito. Forse c’erano altri motivi per trasferire quella bambina… i genitori sapevano tutto: se non volevano aderire potevano chiedere delle ore alternative. Non era obbligatoria l’adesione a questo laboratorio…”