La nuova riforma elettorale sembra sempre più avviata verso l’approvazione ed anche in tempi rapidi.
Ieri è stato concluso l’accordo tra Matteo Renzi, segretario del Partito Democratico e Silvio Berlusconi leader indiscusso di Forza Italia.
La nuova bozza dell’accordo prevede l’innalzamento della soglia del premio di maggioranza al 37% e l’abbassamento della quota si sbarramento per i piccoli partiti al 4,5%.
Subito dopo la riforma elettorale, che il sindaco di Firenze prevede che sarà approvata almeno dalla Camera dei Deputati entro il prossimo febbraio, ad essere esaminata e portata in discussione sarà la riforma del lavoro sempre proposta dal nuovo segretario del partito Democratico Matteo Renzi.
Con una riforma del lavoro prossima all’esame delle due Camere prende sempre più piede la possibilità che la proposta del “prestito pensionistico” del Ministro del Lavoro Giovannini venga sempre più presa in considerazione e quindi portata avanti.
Lo scopo principale della nuovo progetto del Ministro del Welfare è quello del tanto auspicato ricambio generazionale che sarebbe uno dei punti cardini di una nuova riforma del lavoro.
Con la possibilità che il “prestito pensionistico” consente di andare in prepensionamento sessantadue anni, prima del limite di età stabilito dalla riforma Fornero fissato al compimento del sessantaseiesimo, liberi dei posti di lavoro da occupare o da disoccupati o da chi è appena uscito dal mondo della scuola dando un enorme boccata di ossigeno a tutto il mondo del lavoro in questi ultimi anni in grossissimo affanno.
Il prestito pensionistico che sarà un sistema di prepensionamento volontario che integrerà e non modificherà la riforma delle pensioni prevede che chi ha compiuto il sessantaduesimo anno di età ed ha accumulato trentacinque anni di contributi possa andare in prepensionamento ricevendo un vitalizio mensile pari al 90% di quello effettivamente maturato.
Quando l’ex lavoratore raggiungerà l’età pensionabile avrà l’accesso alla pensione e dovrà restituire con una ritenuta alla fonte del 10% massimo l’importo del “prestito pensionistico” ricevuto.
L’idea di Giovannini che stata accolta favorevolmente anche da altri Ministri dell’esecutivo Letta consentirebbe ai lavoratori precoci ed usuranti penalizzati dall’innalzamento del limite d’età della pensione con la riforma Fornero a sessantasei anni di età.