Reggio Calabria medici arrestati per la morte di due neonati e maltrattamenti a pazienti
Cinque lunghi anni di indagini hanno portato alla scoperta di uno dei casi più clamorosi di malasanità in Italia dal dopoguerra ad oggi. Gli inquirenti hanno investigato sul reparto di ginecologia di Reggio Calabria, intercettando conversazioni e telefonate.
Le indagini sono state portate a termine ed hanno visto l’arresto di 4 medici con l’accusa di aver causato la morte di alcuni neonati. Un’accusa atroce e molto pesante dalla quale dovranno rispondere i quattro medici dell’ospedale di Reggio Calabria.
Secondo gli inquirenti i medici avrebbero falsificato cartelle cliniche per coprire la nascita di neonati con handicap per manovre svolte durante il parto che erano sbagliate. I medici sono stati accusati anche di aver procurato alcuni aborti.
La procura della repubblica di Reggio Calabria ha chiamato l’inchiesta, che ha portato l’arresto dei quattro medici e la denuncia a piede libero di altri dipendenti del reparto di ginecologia della città calabrese, “Mala Sanitas”.
L’inchiesta è stata portata a termine dopo la denuncia per il decesso di due neonati e maltrattamenti ad alcune donne incinta. La procura della Repubblica di Reggio Calabria ha diffuso la notizia che sono stati accertati casi di neonati nati con alcune malformazioni in seguito ad errate manovre durante il parto.
Il ministro della salute Beatrice Lorenzi ha così commentato la fine dell’inchiesta: “Una situazione veramente scandalosa”.
Gli investigatori hanno definito quella di Reggio Calabria una bruttissima storia. Sono in tutto 11 i medici finiti sotto il mirino degli investigatori di Reggio, quattro dei quali sono ai domiciliari, gli altri sette sono indagati a piede libero.
Sono oggetto di misure restrittive il primario del reparto di Ginecologia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, Alessandro Tripoli ed anche l’ex primario dello stesso reparto Pasquale Vadalà.
Oltre ai due primari sono ai domiciliari Daniele Manuzio e Filippo Sacca. La procura della Repubblica di Reggio Calabria ha reso noto che le misure cautelari si sono rese necessarie per fare in modo che determinati episodi non possano ripetersi. La procura ha anche reso noto che sono state decise le intercettazioni telefoniche.
Le intercettazioni telefoniche hanno svelato molti casi di malasanità. La procura ha dichiarato che le intercettazioni hanno assunto: “un’importanza decisiva e dirimente nella misura in cui la falsità in atto pubblico contestata emergeva con palmare evidenza nel rapporto e nella discrasia esistente tra ciò che è stato attestato fittiziamente in cartella e ciò che, di contro, il personale sanitario coinvolto ha realmente visto e compiuto durante la fase del parto e/o della degenza e/o dell’intervento chirurgico cesareo svoltosi presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia degli Ospedali Riuniti”.
Le indagini hanno accertato che i medici possono essere i colpevoli della morte di due neonati e della nascita di un bambino che è risultato al 100% invalido. Inoltre un procurato aborto ad una donna ha determinato crisi epilettiche e lesioni ritenute gravissime.
Il procuratore della Repubblica di Reggio Emilia De Raho ha così commentato ai microfoni di Sky il risultato delle indagini: “Le famiglie dei pazienti non potevano accorgersi di quanto succedeva perché anche quando il paziente era stato intubato erroneamente risultava tutto regolare e anche quando mancava l’ossigeno tutto ufficialmente sembrava a norma. Il malato non avrebbe mai potuto sapere ciò che era avvenuto, noi solo con le intercettazioni abbiamo capito quello che avveniva e siamo andati a verificare la cartelle cliniche. Il diritto alla salute è uno dei diritti fondamentali alla persona si spera che vengano rispettati i valori fondamentali, invece molti si muovevano per coprire: c’è qualcosa di molto grave nel settore e anche in chi doveva controllare e non controlla, il sistema dei controlli va modificato”.
Il ministro della salute Beatrice Lorenzi ha dichiarato che ” E’ strano che le denunce siano pervenute dai pazienti e non dalla direzione sanitaria dello stesso ospedale di Reggio Calabria di verificare le anomalie all’interno del reparto di ostetricia. Si tratta di azioni avvenute qualche anno fa, e il primario che gestiva il reparto non c’è più mentre oggi a Reggio Calabria stanno facendo nuovi concorsi per primariati certificati da notai”.
In una delle registrazioni il primario Alessandro Tripodi del reparto di ginecologia del Riuniti di Reggio Calabria afferma ridendo: ”E’ morto un bambino e io ho spento il cellulare apposta, sennò il collega mi avrebbe chiamato in continuazione ah ah ah”.
In un’altra intercettazione sempre il primario Tripodi racconta: “Al collega gli è rimasto l’utero nelle mani, ah ah ah… la paziente stava morendo. (…) Aveva la vescica aperta, le hanno sfondato la vagina.”