Eccoci arrivati alla prima domenica del mese di giugno che prevede, nell’applicazione del Decreto Franceschini, in vigore dal 1^ luglio 2014, la gratuità nei Musei di tutta Italia e in tutti i siti archeologici. Ogni prima domenica del mese non si paga il biglietto di ingresso nei musei, gallerie, scavi archeologici, parchi e giardini di rilievo storico.
Ecco un piccolo elenco di alcuni Musei visitabili a Bari e nella provincia:
Castello Svevo di Bari. Il castello normanno-svevo è il simbolo della città di Bari. Il maestoso edificio si erge ai margini della città vecchia. Fu voluto dal re normanno Ruggero II, in seguito distrutto, e ricostruito nel 1233, quando Federico II di Svevia ne riordinò la riedificazione e il rafforzamento.
Museo e Pinacoteca di Arte Medievale e Moderna della Città metropolitana di Bari “ Corrado Giaquinto”. La pinacoteca di Bari, è un importante museo artistico di Bari. Nata ufficialmente nel 1928, è situata all’interno del Palazzo della Provincia, sul lungomare di Bari, dove è tutt’ora custodito un ingente patrimonio artistico.
Palazzo Simi di Bari. Il palazzo è situato nella città vecchia, alle spalle della Cattedrale. Di epoca cinquecentesca, testimonia l’architettura del XVI e XVII secolo.
E in provincia possiamo menzionare:
Museo Nazionale Archeologico di Altamura. Il museo sorge a ridosso della città di Altamura, in una zona archeologica di grandissima importanza, ricca di testimonianze dal Bronzo antico fino all’età avanzata ellenistica ( ad. esempio, lo Scheletro dell’ Uomo di Altamura).
Museo Archeologico Nazionale di Gioia del Colle. Il museo di Gioia è situato al pian terreno del castello normanno-svevo e raccoglie reperti archeologici provenienti dagli scavi nelle aree di Monte Sannace.
Parco Archeologico di Monte Sannace, Gioia del Colle. Il parco si trova nel territorio comunale di Gioia, sulla sommità della collina, appunto Monte Sannace.
Museo Archeologico Nazionale Jatta, Ruvo di Puglia. Il museo di Ruvo di Puglia, è l’unico esemplare di museo in Italia, di collezione privata ottocentesca, rimasta inalterata dalla concezione museografica originaria. I reperti furono raccolti dall’archeologo Giovanni Jatta, nei primi anni dell’Ottocento