Flavio Briatore intende donare 500.000,00 euro ai terremotati e per questo sottolinea come Mark Zuckerberg, il papà di Facebook, abbia sbagliato a dare lo stesso importo ma in pubblicità.
E così Briatore afferma: “Coperte. Scuole. Asili. Certo non la pubblicità che ai terremotati non serve”.
Infatti, la volontà di Mark Zuckerberg di donare ai terremotati italiani 500 mila euro sotto forma di pubblicità non ha convinto tanta gente.
E poi è arrivato Flavio Briatore a dare la stessa cifra ma in soldi contanti e ha così dichiarato al Giornale durante un’intervista: “Voglio dare una mano a questa gente che in pochi secondi, in piena notte, si è trovata senza più niente. Le immagini del disastro mi hanno sconvolto come credo abbiano toccato tutti: io ho un figlio di sei anni, Nathan Falco, e mi sono immedesimato in quelle famiglie. Bambini morti, bambini feriti, bambini che non hanno più i genitori. No, non si può rimanere indifferenti”.
Per questo sottolinea l’importanza di dare soldi in contanti: “Noi vogliamo finanziare un progetto qualificato. Cinquecentomila euro sono una cifra con cui si può ragionare su una struttura di pubblica utilità: un asilo, magari in legno, o una scuola. Noi ci affidiamo alla Protezione Civile che ha uomini straordinari e poi ci sono i sindaci che conoscono il territorio palmo a palmo e sanno individuare le priorità. Saranno loro a segnalarci le esigenze più impellenti, noi sceglieremo e seguiremo i lavori, perché vogliamo che il nostro intervento vada a buon fine e non si sprechi nemmeno un centesimo. Renzi, a cui ho spiegato la mia idea, è entusiasta”.
E a proposito del gesto di Mark Zuckerberg che ha dichiarato: “Facebook Italia donerà 500 mila euro alla Croce Rossa sotto forma di advertising credit che potranno essere utilizzati sulla piattaforma per promuovere le attività di cui c’è più bisogno: raccolta fondi, ricerca di volontari, richiesta di donazioni di sangue”, Flavio Briatore controbatte: “Io non polemizzo con nessuno, ci mancherebbe, dico solo che un signore con un patrimonio di quelle dimensioni potrebbe impiegare i suoi soldi per attività concrete: pensi solo alle coperte, ai prefabbricati, alle casette in legno. C’è un mondo che è venuto giù e va ricostruito, francamente la pubblicità non mi pare possa scaldare gli abitanti di Amatrice o di Accumoli. Ma che se ne fanno i terremotati degli annunci su Facebook?”. E poi conclude così: “Ho letto che alla Croce Rossa sono entusiasti. Mah… Qui ci vuole altro. Ho visto un gran parlare nei talk show della tv. Chiacchiere. Ma le parole, davanti alla macerie, non bastano. Spero che altri imprenditori seguano il mio, anzi il nostro esempio e mettano le mani in tasca. Davanti a quel che è successo dobbiamo capire che noi siamo solo più fortunati: per questo la solidarietà è un dovere”.