La tragedia in prima fila, possibilmente da condividere sui social, bambini al seguito. E applauso finale. Il lato triste di una vicenda di per sè drammatica da qualsiasi parte la si guardi.
Quello che è successo ieri a poca distanza da piazza Milano, con il quarantunenne algerino che si vuole buttare dal tetto della palazzina in cui abita, dopo essere stato accusato di aver abusato di moglie e cognata, riesce ad andare oltre alla iniziale, morbosa, curiosità di quello che sta capitando. Da quando la vicenda è iniziata, attorno alle 10.30, a quando si è conclusa tre ore e mezza dopo, il gruppo di persone che si ferma a guardare aumenta in modo esponenziale.
In tanti perchè conoscono l’uomo e ad un certo punto provano anche a convincerlo a scendere (a uno di loro l’algerino si rivolge dicendo «dì a mia mamma che mi dispiace»). Altri perchè è comunque uno spettacolo, magari da seguire seduti al bar o sulla terrazzina dell’appartamento di fronte. E in quanto spettacolo ci sono anche genitori che non mancano di fermarsi con i figli piccoli. Tanti i cellulari alzati in cielo per riprendere ogni scena: ci sono profili Facebook che aggiornano la situazione neanche fosse un reportage di guerra della Bbc.
Qualcuno urla: «Buttati!», come fosse finzione ciò a cui assiste. Ed alla fine, quando il dramma diventa tragedia, c’è chi applaude. E’ lo show dei tempi moderni. E fa tristezza.