Lei era titolare di un’erboristeria in pieno centro, lui professore di chimica in una scuola di Mirano. A Spinea nessuno ha dimenticato la tragedia del 6 luglio 2010, quando Andrea Donaglio accoltellò brutalmente la sua ex fidanzata Roberta Vanin nel suo negozio di via Roma. La uccise in cinque minuti, all’ora di pranzo, travolto dalla gelosia.
Non accettava l’idea che Roberta lo avesse lasciato e che stesse con un altro uomo. In questa estate veneziana segnata da una sanguinosa scia di femminicidi l’ultimo quello di Dogaletto di Mira, dove il poliziotto Luigi Nocco ha freddato con un colpo di pistola la moglie Sabrina Panzonato e poi si è tolto la vita con la stessa arma a molti è tornato in mente il delitto più efferato degli ultimi anni. Quel giorno di sette anni fa Andrea Donaglio impugnò il coltello e sferrò alla donna ben 63 coltellate abbandonandola in un lago di sangue, prima di infliggere la lama verso se stesso senza però riuscire a farla finita. Lei all’epoca aveva 43 anni, lui 47.
Per Donaglio la Procura di Venezia chiese 30 anni di reclusione, ma alla fine l’omicida se la caverà con molto meno. Condannato in primo grado e poi in appello sempre a 16 anni di reclusione, attualmente l’uomo si trova dietro le sbarre al Due Palazzi di Padova ma tra poco più di un anno potrebbe già uscire parzialmente dal carcere. Se godrà di tutti i benefici per buona condotta previsti dalla legge, infatti, Donaglio potrebbe presto ottenere una forma di semi-libertà.