Quello che purtroppo si temeva è realtà: la riforma delle pensioni è in una fase di pericoloso stallo da cui difficilmente si potrà uscire: è quanto emerge dalle dichiarazioni del Ministro dello Sviluppo economico Zanonato e da Saccomanni, ministro del Tesoro. Ma l’attenzione è sempre rivolta agli esodati ed occorre proseguire nel miglior modo possibile il cammino tracciato nella precedente legislatura.
In occasione della prima giornata del G8 svoltasi ieri, il nostro premier Enrico Letta ha avuto modo di parlare del problema delle pensioni con il presidente degli stati Uniti Barack Obama in occasione del primo incontro ufficiale dei loro mandati: Letta ha inteso sottolineare la sua preoccupazione per l’attuale sistema che di fatto penalizza i giovani e coloro che sono alla ricerca di un posto di lavoro più o meno stabile anche a seguito di riforme delle pensioni che hanno sostanzialmente salvaguardato la categoria dei cinquantenni.
Ecco perchè in Europa il tasso di disoccupazione è a livelli storici dall’ultimo dopoguerra e la tensione comincia a farsi sentire non solo fra i giovani, ma anche da parte di coloro che si sentono abbandonati dal governo a pochi anni dal traguardo pensionistico, a causa di leggi che mirano soltanto a salvaguardare le casse degli istituti pensionistici.
Anche se è difficile che possano esserci sviluppi in merito alla riforma, nelle prossime settimana potrebbero giungere dei chiarimenti sul riconoscimento dei requisiti, le cui caratteristiche per il reinserimento sono state pubblicate nei giorni scorsi.
In questo marasma di confusioni puramente teoriche si inserisce il dilemma degli esodati che non sanno neppure se e quanto occorrerà versare nella speranza di ricevere l’agognata pensione in futuro.
Basti pensare che solo undicimila lavoratori fra 130 mila che hanno presentato domanda di pensione, ricevono regolarmente l’assegno mensile di una pensione guadagnato con anni di lavoro e contributi versati.
Ma la legge Fornero ha prodotto anche duecentomila situazioni in attesa di risposta poiché non considerate idonee per l’ottenimento dei benefici della tutela statale.
Ciò che duole sempre sottolineare è che un inviolabile diritto sancito dalla nostra Costituzione debba essere continuamente calpestato insieme alla dignità di tutti quei lavoratori che non possono dopo anni di fatiche godersi un riposo guadagnato e sudato.
Altra nota dolente riguarda il mondo della scuola dove i docenti che ambiscono al congedo vivono al momento una fase di gravi incertezze; è vero che il ministro Carrozza ha affermato che poteva operarsi una “normativa integrativa” alla riforma Fornero, ma mancano i chiarimenti necessari per questa proposta che non contempla tutti i lavoratori.
Per esempio i cd. “Quota 96”, docenti che hanno raggiunto 61 anni di età e che hanno maturato 35 anni di contributi, non possono andare in pensione a causa delle restrizioni della legge Fornero.I sindacati ovviamente ribadiscono che l’unica soluzione per sbloccare una situazione così confusa è una maggiore flessibilità per questo comparto in cui si tenta di dare un assetto alle troppe figure precarie, ma ovviamente si può solo aspettare e sperare che si possa dar voce alle richieste di tutti.