Negli ultimi tempi si sente parlare sempre più spesso dei Bitcoin. La famosa moneta virtuale sta acquistando un’importanza crescente sui media nazionali e l’interesse del pubblico oggi è elevato come mai prima d’ora. Questo è dovuto principalmente al clamore suscitato dall’impennata delle quotazioni della criptovaluta, che ha permesso a molti di guadagnare cifre stratosferiche in poco tempo (ma anche di perdere altrettanto).
La cosa strabiliante è che tutto questo mondo meno di dieci anni fa non esisteva proprio. Il Bitcoin, infatti, è una valuta digitale creata nel 2009 per garantire transazioni completamente anonime. Non utilizza un ente centrale come fanno le valute tradizionali, ma si basa su un database condiviso tra i nodi della rete e sulla crittografia per generare nuova moneta. Questo rende impossibile il blocco dei trasferimenti o il congelamento del conto da parte delle autorità. I Bitcoin di fatto sono dei file che possono essere salvati su un computer con delle relative chiavi (all’interno di un portafogli digitale) oppure tenuti da terze parti che hanno un ruolo simile a quello di una banca.
Negli ultimi anni ha incominciato a svilupparsi una vera e propria economia basata sul Bitcoin e sulle altre criptovalute. Seppur molto ridotta in confronto alle economie nelle valute tradizionali, gli scambi in Bitcoin cominciano a diffondersi un po’ in tutto il mondo.
Recentemente è balzata agli onori della cronaca la città di Chiasso, in Svizzera, che presto accetterà i Bitcoin per i pagamenti delle tasse. Il progetto si colloca nella scia di quello recentemente avviato dal comune di Zugo, situato nel cantone tedesco e noto per la bassa imposizione fiscale, che è stato il primo in assoluto ad accettare i pagamenti fiscali in Bitcoin. Dal 2018 anche Chiasso renderà possibile il pagamento delle imposte fino a un limite di 250 franchi in criptomoneta, che risulta superiore ai 200 franchi fissati dalla municipalità di Zugo.
Purtroppo per gli amanti del Bitcoin e delle crittovalute in generale, il Comune di Chiasso, pur trovandosi nella Svizzera italiana a pochi chilometri dal confine, appartiene ad uno stato estero. In Italia al momento non esistono proposte da parte degli enti locali per avviare progetti simili. Da noi sono anche poco diffuse le macchine per il cambio di Bitcoin in contanti, le cosiddette BTM (termine derivato dall’inglese ATM per indicare i bancomat).
Ma forse pagare le tasse o prelevare contanti sono alcune delle cose più noiose da fare con i Bitcoin. Invece sono diverse le attività, ben più appaganti, che già oggi accettano le criptovalute. Cominciano ad essere davvero tanti i siti che accettano i Bitcoin, come ad esempio i casino online più prestigiosi, dal momento che il mondo del gioco d’azzardo online ha accolto a braccia aperte il Bitcoin come metodo di pagamento soprattutto per l’alto livello di privacy che fornisce e la sua natura digitale.
Ad oggi è già possibile acquistare servizi online da venditori che accettano i Bitcoin. Ma non solo, vengono acquistati anche beni fisici come le automobili, sia nuove che usate, grazie ai sempre più numerosi dealer che utilizzano le monete virtuali. A Cipro, l’Università di Nicosia accetta i Bitcoin per il pagamento delle tasse universitarie, mentre sono tante le fondazioni senza scopo di lucro che da tempo permettono donazioni in questo modo, tra cui anche Wikipedia.
A Rovereto, nella cosiddetta Bitcoin Valley d’Italia, si può comprare praticamente di tutto, da una bottiglia di vino alla cena al ristorante, dai videogames al carburante dal benzinaio, tutto in Bitcoin. Nel resto d’Italia non mancano gli esempi di attività commerciali fisiche, cioè non e-commerce su internet, che accettano le criptovalute.
Insomma, quella a cui stiamo assistendo è una rivoluzione silenziosa che coinvolge l’intera economia, in Italia e forse ancora di più in altri paesi, dove le criptovalute sono ancora più diffuse. Insomma, non è impossibile pensare che la blockchain, la tecnologia su cui il Bitcoin è basato, potrebbe rapidamente cambiare il mondo come lo conosciamo oggi.