Elezioni comunali in atto in alcune regioni in queste ore, sondaggi sempre in movimento. Il Partito democratico, nelle interviste eseguite, risulta il partito maggiormente preferito, pur registrando una perdita di consensi di circa mezzo punto e attestandosi il 27,6 % dei consensi. Secondo partito è il PDL che non perde e non acquista alcunchè restando perciò al 25,9 %.
Il Movimento 5 Stelle invece continua la sua discesa e perde ancora consensi: si ferma al 16,9 % circa. Questo è quanto ha attestato SWG per Agorà e mandato in onda su RAI3. Tra i partiti che risalgono seppure a piccoli passi c’è SEL con il 5.3%, quindi su di mezzo punto, Scelta civica (+0,4%), al 5,2%, Lega Nord 4,7%, Fratelli d’Italia 2,3% (+0,3%). Stabili Udc (-0,1%) e Azione civile (+0,1%), che hanno la stessa percentuale di consensi:1,7 %. Il Governo Letta ha avuto la conferma che il 35% degli italiani è a suo favore, anche se rispetto al giorno in cui è stato formato il Governo ha perso ben 8% dei consensi.
Il Presidente di SWG, Roberto Weber, ha dichiarato: “La cosa più interessante è che quel 35 percento è costituito da una quota significativa di persone che dichiarano di non sentire molto la crisi”. Al sondaggio gli italiani hanno dato una loro preferenza da 1 a 10 e tutto sommato si rileva che il nuovo Governo non ha passato la soglia del consenso positivo: si è registrato una media del 4,4 (due settimane fa era 4,2). Negativo anche l’idea degli italiani sul cd. decreto del fare, che è stato giudicato inutile da ben il 42% degli intervistati. E le opinioni sul futuro non sono confortanti, anzi il pessimismo è re nei pensieri degli italiani.
Il 54% degli italiani è fermo nella sua convinzione che Letta non riuscirà nei suoi 18 mesi a realizzare quanto promesso ed auspicato a partire dal problema disoccupazione giovanile. Sempre Weber ha detto che : “”Considerando la situazione il governo sta tutto sommato galleggiando bene. I sondaggi, però, evidenziano anche che due terzi degli italiani non si ritrovano nella logica di questa maggioranza”. Anche Matteo Renzi, così ben voluto e acclamato nelle primarie di fine 2012, pensato come il nuovo che avanza e che in molti speravano riuscisse a rottamare i “vecchi” della politica – ricordate la diatriba con Bersani?-, perde un po’ di consensi e segna a suo favore il 56%. Anche domande a favore del Presidente della Repubblica che rimane accettato dal 54% degli italiani. Letta personalmente guadagna l’1% raggiungendo il 50%, Berlusconi rimane stabile sul suo 26%. Vendola sale e raggiunge la percentuale del Cavaliere, Alfano registra consensi del 24%, Monti ed Epifani entrambi al 21%. Grillo perde il 2% e si ferma al 19%. Ma tutto il movimento grillino registra una calata di consensi e negli ultimi giorni abbiamo anche assistito a rivolte ed espulsioni che hanno alimentato polemiche e allontanamenti nei consensi degli elettori.
Paola De Din, senatore per M5S, con non poca fatica, ha deciso di abbondonare il partito che l’ha portata al Senato così manifestando suo dissenso alla decisone di espellere Adele Gambero dal M5S. La De Din ha definito “gogna mediatica” la modalità con cui si è deciso di mettere fuori partito la Gambero e criticato anche la reazione dei grillini a tale imposizione. Per onestà, la De Din ha anche annunciato di volersi dimettere da senatrice e fino al momento in cui manterrà tale carica continuerà a portare in Parlamento idee e valor del M5S cioè del partito in cui ancora crede. Ha anche promesso che quanto non ha speso per ragioni di servizio, lo devolverà in beneficenza “in particolare all’Associazione Nostra Famiglia di Conegliano (Treviso) dedita alla cura e alla riabilitazione delle persone con problemi di disabilità, soprattutto in età evolutiva». Dal suo canto, Grillo non ha sprecato parole di troppo sulla scelta della De Din: «La sua è una scelta personale.
Non c’entra con quello che è già successo». Però ha anche ammesso di aver effettuato degli errori in propaganda elettorale che pensa possano essere causa della discesa di consensi. Oltre alla De Din, sono fuori dal M5S Marino Mastrangeli, Adele Gambaro (entrambi espulsi), Alessandro Furnari, Vincenza Labriola. Nicola Morra, Presidente M5S al Senato, ha detto di voler personalmente contattare la senatrice e comprendere dalle sue parole le vere ragioni della scelta eseguita e che avrebbe «però preferito che la collega avesse fatto sapere prima a noi le ragioni della sua scelta». Ha altresì aggiunto a proposito dell’intenzione di restituire la diaria che «Entro martedì 25 giugno tutti i nostri senatori faranno un bonifico per la restituzione delle indennità e della diaria.
Vedremo cosa farà davvero De Pin» e che avrebbe notato nella De Din una condotta non proprio a suo agio negli ultimi giorni prima della sua scelta, in particolare nel corso di una assemblea tenutasi 15 giorni fa. Morra ha rilevato anche che le decisioni di allontanarsi o espellere dal partito ha coinciso sempre con appuntamenti elettorali e in questo week end il M5S è al ballottaggio alle elezioni comunali a Ragusa. I parlamentari oggi sono 158, nonostante la perdita del 4% degli eletti. Tutto sommato non è tanto e Grillo lo aveva anche previsto. A prevalere comunque sono sempre le ragioni dell’unità e dell’armonia volute dal partito.