Una lunga camera di consiglio, poi la condanna all’ergastolo per l’omicidio dei due fidanzati avvenuto a Pordenone alle 19.49 del 17 marzo 2015 nel parcheggio del palasport. Colpi sparati a bruciapelo contro Trifone Ragone, 29 anni, pugliese di Monopoli, caporalmaggiore del 132.
Reggimento Carri di Cordenons, e Teresa Costanza, 30 anni, siciliana di Agrigento, studentessa alla Bocconi, che per amore si era trasferita a Nordest. Erano in auto, non hanno avuto scampo. Quasi tre anni dopo, per quell’esecuzione è stato ritenuto colpevole Giosuè Ruotolo, 28 anni, campano di Somma Vesuviana, che prestava servizio nella stessa caserma della Brigata Corazzata Ariete. I giudici della corte d’Assise hanno trascorso due giorni in una caserma, ne sono usciti con un verdetto che non lascia scampo all’imputato.
Carcere a vita e due anni di isolamento diurno. Questo l’esito di un dibattimento lunghissimo, 45 udienze, decine di testimoni interrogati, perizie e ricostruzioni. O la va o la spacca.
Ruotolo aveva scommesso su un’assoluzione piena quando aveva scelto di non percorrere strade alternative, ma di volere un processo pubblico. O l’assoluzione o la condanna alla pena più severa. Difficile a quel punto pensare a strade intermedie.
Perché se fu davvero Ruotolo a sparare, come hanno accertato in questa sentenza di primo grado i giudici di Pordenone, non si trattò di un duplice omicidio d’impeto, gesto irrazionale e improvviso per qualche torto subito. Fu il frutto di un piano calcolato, la fredda determinazione – secondo l’accusa – di eliminare il suo ex amico, a costo di ammazzare anche la ragazza che era con lui.