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Mafia a Bari, 13 arresti tra gli affiliati ai clan Di Cosimo – Strisciuglio pronti alla guerra con i Parisi

Il GIP del Tribunale di Bari ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 persone già colpite il 5 dicembre da fermo di indiziato di delitto eseguito dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Bari. Nei confronti di un altro dei destinatari del fermo, pur riconoscendola sussistenza del quadro indiziario, il GIP non ha disposto alcuna misura per carenza di esigenze cautelari a causa delle condizioni di salute in cui versa.I 14 fermi erano stati emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari nei confronti di taluni soggetti ritenuti organici a due sodalizi criminali del capoluogo e precisamente al gruppo Di Cosimo – Rafaschieri, operativo nel quartiere Madonnella e all’articolazione del quartiere San Paolo del potente clan Strisciuglio. Un solo provvedimento era stato invece emesso nei confronti di un giovane ritenuto contiguo al clan Parisi-Palermiti-Milella di Japigia.

Gli Arrestati sono Di Cosimo Cristian, Ruggiero Tommaso, Tempesta Marco, Ladisa Cosimo Damiano, Lovergine Ivan, Mastrogiacomo Francesco, De Santis Saverio, Lanave Luca, Raggi Giovanni, Di Leo Daniele, Gismondo Francesco, Mezzina Troiani Robero, Di Lauro Bruno.

I fermi del 5 dicembre erano scaturiti da un’indagine avviata nel gennaio scorso dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari, unitamente alle Compagnie Bari San Paolo e Modugno (BA), sul conto dei Di Cosimo – Rafaschieri. In particolare, l’articolata attività investigativa ha consentito di documentare la sinergia criminale venutasi a creare tra questo clan e quello del quartiere San Paolo, facilitata dalla figura del latitante Di Cosimo Giovanni, 40enne, irreperibile dal mese di giugno del 2017, dopo essere evaso dalla detenzione domiciliare in Bari, dovendo scontare un residuo di pena per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Nel corso delle indagini si era accertato che Di Cosimo aveva trovato rifugio a Durazzo, in Albania, da dove manteneva i contatti con i sodali rimasti nella città d’origine.

In questo contesto, dallo scorso febbraio è stato documentato l’insorgere di contrasti tra i Di Cosimo – Rafaschieri ed esponenti del clan Parisi–Milella-Palermiti del quartiere Japigia di Bari, in relazione ad una presunta manovra ordita dai primi nel quartiere Madonnella, finalizzata ad estendersi criminalmente nella porzione di territorio di quel quartiere sottoposto al controllo illecito dei secondi. Nel corso dell’estate, il conflitto già latente tra i due gruppi è deflagrato a seguito della discesa in campo degli esponenti del quartiere San Paolo in ausilio dei Di Cosimo – Rafaschieri.

A seguito dei noti, gravi fatti di sangue verificatisi il 18 e 24 settembre, è stata rinforzata l’indagine per documentare i seguenti fatti:

– il proposito da parte dei Di Cosimo–Rafaschieri ordito il 29 settembre scorso, di vendicare il grave agguato subito solo cinque giorni prima. Nella circostanza sono state documentate le fasi di preparazione da parte di un commando costituito da 6 elementi del quartiere San Paolo, tutti destinatari dell’odierno provvedimento di fermo, i quali rinunciavano all’azione, solo a seguito di una complessa manovra preventiva realizzata dal personale dell’Arma;

– l’esplosione di colpi di pistola a scopo intimidatorio, da parte di due soggetti sconosciuti del gruppo Parisi-Milella-Palermiti, la sera dell’8 ottobre u.s., davanti all’abitazione di uno dei destinatari del provvedimento di fermo, Cristiano Di Cosimo, nel quartiere Madonnella;

– le riunioni criminali documentate il 12 ed il 15 novembre scorsi, alle quali gli indagati partecipavano in armi, prevedendo l’imminente confronto armato con i rivali del quartiere Japigia. In particolare, il consesso criminale documentato nella mattinata del 15 novembre, presso un complesso del C.E.P. del quartiere San Paolo, al quale hanno partecipato ben 15 soggetti, è stato interrotto dal tempestivo intervento di personale della Compagnia di San Paolo che procedeva all’arresto di uno dei convenuti, LANAVE Luca, ed al rinvenimento e sequestro di due pistole di illecita provenienza.

Ancora, la corposa attività investigativa con l’ausilio di strumentazione tecnica utilizzata nei confronti di capi e gregari, tanto del gruppo Di Cosimo–Rafaschieri, che dell’articolazione del clan Strisciuglio del quartiere San Paolo, ha consentito di documentare due distinte manovre estorsive dagli stessi sinergicamente avviate ai danni di due commercianti di Bari ed in particolare:

– il titolare di una rivendita di pneumatici del quartiere Libertà, al quale venivano richiesti 10.000,00 euro e di cui il medesimo aveva provveduto a pagare una prima tranche di euro 500,00;

– il proprietario di una rivendita di vini del quartiere Madonnella, al quale era stata richiesta la somma di 10.000,00 euro.

In questo clima di continua e reciproca provocazione armata tra i due gruppi oggetto d’indagine ed i rivali del clan di Japigia, a fronte del costante, imminente e concreto rischio che alcuni soggetti indagati – anche contando su appoggi esterni – potessero darsi alla fuga, la DDA ha emesso il decreto di fermo di indiziato di delitto, contestando la detenzione e il porto in luogo pubblico di armi comuni da sparo, l’esplosione di colpi d’arma da fuoco in luogo pubblico, estorsioni aggravate e l’aggravante prevista dall’art. 416 bis c. 1 C.P. (ex art. 7 D.L. n. 152/1991). Nel corso dell’esecuzione dei fermi, avvenuta il 4 dicembre scorso, sono stati arrestati in flagranza, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, MEZZINA Troiani Roberto e DI LEO Daniele, trovati in possesso, rispettivamente di 50 grammi di cocaina e 500 grammi di hashish.

Nella stessa mattina, nell’ambito della stessa indagine e a seguito di scambio informativo tra il Nucleo Investigativo di Bari e la Polizia Albanese, con il coordinamento della D.D.A. di Bari e della Procura per i reati gravi di Tirana, è stato tratto in arresto, a Durazzo (Albania), il latitante DI COSIMO Giovanni. L’arrestato è stato associato presso il Carcere di Tirana (Albania) in attesa del perfezionamento dell’iter estradizionale per l’Italia.