Tre donne sono andate al ristorante e hanno ordinato. Quel locale lo frequentavano abitualmente e si erano sempre sentite a loro agio. Ma un giorno è stato diverso dal solito perché, dopo aver ordinato, hanno letti che il proprietario sul loro scontrino aveva scritto così: “Gattacce vecchie tr… sfatte”.
Le donne hanno anche pubblicato su face book questo scontrino e il proprietario del locale ha chiesto loro pubblicamente scusa scrivendo così:: “Chiedo scusa pubblicamente a (vengono indicati i nomi delle clienti) e alle altre persone in loro compagnia perché alcune parole già presenti sul biglietto sommate ad una parola, aggiunta da me dopo, hanno offeso le loro persone, sono sempre state ottime clienti, persone rispettose e che meritano il massimo rispetto, specialmente il mio. Vi chiedo scusa e desidererei farlo personalmente”. Ma le donne non hanno voluto sentore ragione e non hanno accettato le scuse spiegando così le loro motivazioni: “Siamo un gruppo di amiche che ama divertirci insieme. Frequentiamo diversi locali, soprattutto dove c’è musica o dove vengono organizzati particolari eventi. Consumiamo, paghiamo, non abbiamo mai dato problemi. L’altra sera eravamo in quattro e visto che siamo a Carnevale ci siamo recate al locale vestite di nero con una mascherina e delle orecchie da gatto. Nulla di volgare o di trasgressivo”.
E poi hanno aggiunto: “Quando il barista ha preso il foglietto delle ordinazioni mi è scappato l’occhio su quanto era scritto in fondo. Ho pensato di essermi sbagliata, di aver visto male. Lui a quel punto con la penna ha provato a cancellare le offese, ma che sono comunque ben visibili”.
Le donne hanno sporto querela e hanno detto: “Le scuse non sono sufficienti. Noi frequentiamo quel locale da anni e abbiamo portato decine e decine di clienti. Quella che abbiamo ricevuto è un’offesa gratuita che non intendiamo perdonare così, come nulla fosse successo. Ci sentiamo danneggiate, ferite e per quanto ci riguarda la cosa non finirà qui”.