Negli ultimi tre decenni l’età media dei genitori è progressivamente aumentata grazie soprattutto ai progressi della scienza in campo della fertilità che riescono a venire incontro alle esigenze della vita moderna che tende a rimandare la nascita di un figlio.
Grandi aziende come Facebook o Apple, offrono ai propri dipendenti un programma di assistenza sanitaria che include la possibilità di congelare i propri gameti per utilizzarli in un momento che riterranno opportuno.
Le considerazioni pratiche, etiche e morali ovviamente si sprecano.
Biologicamente i bambini nati da madri con più di 35 anni e padri con più di 45 anni, hanno maggiori probabilità di essere affetti da disturbi genetici e neurosviluppo come la schizofrenia e autismo, a scapito ovviamente di una diversa e peggiore qualità della vita.
Inoltre è probabile che genitori più anziani, per veder realizzato il proprio sogno di maternità e paternità, debbano ricorrere a tecniche di fecondazione assistita per le quali è stato riscontrato il rischio di parto anticipato o nascita di bambini con peso inferiore alla media.
Senza considerare tra l’altro, il costo importante da sostenere per sottoporsi a queste tecniche di fecondazione assistita, come quella in vitro che spesso registrano un successo dopo numerosi tentativi.
Dunque secondo la scienza e considerando soltanto l’orologio biologico, l’età giusta per avere un figlio è prima dei 35 anni per le donne e prima dei 40 per gli uomini.
Circa il 75% dei giovani sottovaluta l’impatto dell’età sulla fertilità maschile e femminile, anche perché soltanto il 27 % dei medici affronta il problema in maniera chiara; il deterrente principale all’inizio di una gravidanza è il pensiero dell’incertezza economica e sociale per molte giovani coppie. Ma i rischi nel rimandare la nascita devono essere considerati con un peso ed una consapevolezza maggiore.