Da martedì riapriranno le librerie ma non tutti sono d’accordo come la libreria Prinz Zaum che, in completo disaccordo con tale decione del governo ha scritto al Sindaco Decaro: “Mentre sono ancora in vigore i decreti che impediscono gli spostamenti se non per necessità impellenti, da martedì si chiederebbe a noi lavoratori e ai nostri fruitori di tornare a muoverci per le vie di Bari per raggiungere le nostre librerie. I nostri amici che volessero venire in libreria cosa dovrebbero scrivere sull’autocertificazione? Impellente bisogno di Camus? Inderogabile bisogno di Hegel? A quanti metri dovrebbero abitare quelli che ci vengono a trovare?”
E poi continua: “Il Governo nel formulare questa ipotesi, ha probabilmente recepito una lettera che ha recentemente circolato a firma di alcuni scrittori e grossi editori, circa la necessità di garantire “la cura delle anime” e i “denti spirituali”. Ma Lei e molti altri sindaci, a differenza del Governo, conosce il tessuto cittadino e sa bene che i lettori non sono anime circolanti nell’aere ma corpi circolanti per strada”.
La libreria aggiunge anche: “Sappiamo bene che la fase 2 e la fase 3 in risposta alla pandemia dovrà contemplare ingressi contingentati nei locali commerciali, distanze di sicurezza, areazione degli spazi, adozione di alcuni presidi sanitari. Per molti esercizi una ripresa di questo tipo sarà una disfatta economica perché garantirà non più del 10% dell’attività pregressa con ripercussioni gravi sulla tenuta finanziaria che comprende non solo gli stipendi ma anche il pagamento degli affitti, delle utenze, delle fatture di acquisto. Il Governo ci promette di accedere a un credito che sarà un nostro debito. Noi in risposta ci promettiamo di fare di più e meglio ma stando nel particolare delle nostre attività che non sono generiche e equiparabili ad altri esercizi. Le librerie sono dei presìdi culturali che vivono solo nell’esercizio di cura del pubblico, nella creazione di comunità culturali e sociali, che svolgono promozione della lettura, eventi, dibattiti, occasioni multidisciplinari in concerto con altre associazioni e gruppi informali”.
Sulla questione è intervenuta anche l’assessore cittadino alle Culture, Ines Pierucci che ha dichiarato: “Sono d’accordo. La libreria non è una farmacia o un supermercato in cui si può andare in maniera frettolosa, nonostante un libro sia un bene di prima necessita”.
La Pierucci aggiunge anche: “La riapertura dovrà fare i conti con i sistemi di sicurezza per librai e dipendenti e per questo ritengo ci sia anche poca convenienza nel riaprire adesso. In libreria ci si dia appuntamento. Questo non avviene al supermercato. Il paradosso, però, è che le librerie sono esercizi commerciali, quindi devono fare i conti con la tutela della salute e con tasse. I librai hanno bisogno di risposte come tutti, ma non possono essere paragonati agli esercizi commerciali. Per questa ragione il dialogo tra il Comune e le librerie è attivo ogni giorno, per trovare soluzioni adeguate alla situazione”.