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Ilva nuovo decreto legge che non convince, a rischio 20 mila posti di lavoro

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Il Consiglio dei Ministri ha varato il sesto decreto legge in due anni sull’Ilva ma come tutti gli altri anche questo ha molti politici e non che non ne sono entusiasti anzi.

Uno tra questi è senz’altro il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che spera che il nuovo decreto non determini la fine per sempre della siderurgia a Taranto.

Quasi dello stesso parere è anche il presidente della commissione ambiente alla Camera Ermete Realacci che ritiene opportuni avere ampie garanzie dalla famiglia Riva sulle risorse necessarie per il risanamento definitivo dell’insediamento industriale.

Intanto il commissario straordinario dell’Ilva  Edo Rocchi si tira indietro decidendo di dimettersi dall’incarico.

Quindi allo stato attuale  sono molte le nubi sul futuro che circondano lo stabilimento dell’Ilva di Taranto che lasciano in sospeso il futuro di tantissime famiglie di lavoratori che prestano il proprio servizio direttamente allo stabilimento di Taranto o nelle imprese dell’indotto.

La preoccupazione quindi aumenta in città soprattutto dopo che è vero che è stato dato l’ordine di risanare alla famiglia Riva dal punto di vista ambientale l’azienda ma i Riva attualmente hanno bloccato dalla magistratura molto del loro patrimonio e quindi difficilmente potranno avere ora a disposizione le ingenti somme per i lavori da effettuarsi.

Dalle ultime notizie sembra che il ministro dell’ambiente e dell’economia cercheranno fino alla fine di persuadere dalla decisione di dimettersi il commissario Ronchi.

Ma intervistato Edo Ronchi si è detto molto perplesso di rivedere la sua posizione soprattutto perché in questo periodo che è stato commissario non ha mai ricevuto carta bianca dal governo e quindi preferirebbe declinare qualsiasi invito.

Nichi Vendola in conferenza stampa lancia l’allarme sulle condizione dell’Ilva rilasciando le seguenti dichiarazioni molto pesanti: “Spero che non si stia andando verso lo schianto perchè il rischio è che rimangano inevasi i problemi ambientali e la perdita di 20.000 posti di lavoro. Temo che si siano persi due anni, siamo al punto di partenza: gli interventi sono rimasti al palo soprattutto per colpa di chi ha pensato di voler trattare problemi così complessi con furbizia, improvvisazione e sciatteria”.

La situazione sembra molto delicata ed ora la parola passa nuovamente al governo che dovrà trovare la soluzione a questa intrigatissima matassa che da tempo non viene sciolta.