Marco Giallini è un attore amatissimo che nel ruolo di Rocco Schiavone ha portato molto di sé. Infatti, il personaggio televisivo gli assomiglia molto perché, come lui, ha vissuto un amore unico per la moglie che ha perso troppo presto. Marco Giallini, durante un’intervista al Corriere della sera ha raccontato molto di sé e di quell’amore che non potrà mai più ritornare.
Marco Giallini racconta la sua vita
Marco Giallini si è molto raccontato facendo venire i brividi a chi ha letto la sua storia e sopratutto il grandissimo sentimento che prova ancora oggi per la moglie che non c’è più.
Marco Giallini ha detto: “Alla fine, io sto in lockdown da quando è morta Loredana”
Infatti, dieci anni fa Marco Giallini ha perso la moglie e racconta: “Quando sto solo e qualcosa non va. Dico: Eh amore mio…”.
E poi dice che dopo la morte della moglie si è fatto forza e ha ricominciato a lavorare “ … per dare una possibilità in più ai figli. Dovevo tirarli su come ci eravamo promessi. Lei voleva che facessero il Classico, uno lo fa, l’altro l’ha finito: è una cosa stupenda, chi fa il Classico si riconosce da lontano”.
E poi ancora: “Il dolore era troppo. Il pensiero che lei rientri a casa da un momento all’altro dura due anni, poi, capisci che morire è prassi. Non a 40 anni. Non fra le mie braccia, mentre prendiamo le valigie per le vacanze. Ma non sono l’unico a cui è successo. Fare a meno è questione di testa, anche fare a meno delle menti dei bimbi non più chiare, del loro pensiero: vorresti sapere che pensano il giorno della festa della mamma o quando spegni la tv e quello, a 5 anni, strilla: mamma mamma”.
Marco Giallini racconta che dopo dieci anni convive ancora con un grande dolore
Marco Giallini ha raccontato che il suo immenso dolore non è cambiato: “E che passa? Ti dimentichi un po’ la voce” e poi dice anche che non si è più innamorato: “Ma di chi? Ma perché? Innamorato ero di mia moglie. Per 27 anni, non ci siamo mai lasciati e non abbiamo mai litigato. Lei era la donna mia e io il suo uomo. Nel mondo, quante ce ne possono stare di persone per te? Una”.
La moglie è morta quando i loro bambini avevano 5 e 12 anni e lui dice: “I miei figli mi dicono ti amo. Quanti figli ti dicono: ti amo? Sono bravi. Il grande, una volta, mi disse: io l’adolescenza non l’ho avuta, mamma è morta che avevo 12 anni e non ho avuto nessuno da punire”.
E poi, ancora: “Sto che la notte ancora aspetto il rientro dei ragazzi, sto sempre lì che stanno per morire. Poi, li sento e scrivo: buonanotte, amori”.
E poi dice: “Sa la verità? Che io non posso sobbarcarmi tutto. L’animo gentile, l’animo vicino a Dio, prende tutto. Perché è sensibile, perché ha uno sbaglio di sangue, di vene, di capoccia. Ho capito di avere l’animo gentile da bambino. Quando vedevo tutti felici a casa. Papà, dopo dieci ore di lavoro, tornava in un buco, morto di fatica, un po’ bevuto per non sentire, non capire, e mi faceva l’occhiolino e tutti ridevano, e io facevo finta di andare in bagno e mi veniva da piangere”.
E poi racconta del suo incidente: “Cinquantadue fratture in un colpo solo. Mi sogno a volte l’attimo che pinzo. Io vado forte. Nelle borgate, ci si giocavano anche i denari, andando a 200 o 240 all’ora. Correvo verso casa, sul bagnato. In moto so andare a un livello che pensavo di essere un dio, finché ti rendi conto che le cose possono accadere”.