Massimo Giletti è una furia e non maschera il suo stato d’animo per la scelta di cambio di giornata, dalla domenica al mercoledì per il suo programma amatissimo e seguitissimo, “Non è l’Arena”.
Vediamo cosa ha detto a questo proposito.
Massimo Giletti ha rilasciato alcune dichiarazioni a proposito del cambio di giornata della messa in onda del suo programma Non è L’Arena
Massimo Giletti ha rilasciato alcune dichiarazioni a proposito del cambio di giornata della messa in onda del suo programma Non è L’Arena
Che, da domenica, andrà in onda il mercoledì sempre su La7.
A questo proposito Giletti ha dichiarato, tirando in ballo anche il suo concorrente della domenica sera, Fabio Fazio che va in onda su Rai tre con il suo “Che tempo che fa”, in occasione di un’intervista rilasciata al settimanale Dipiù Tv: “E’ una sfida che mi stimola molto e ho scelto io di cambiare giorno. Voglio vivere una nuova avventura”.
E, quando il giornalista gli ha chiesto se avesse cambiato giorno per non trovarsi di fronte Fabio Fazio che fa ascolti importanti, lui ha risposto con estrema sicurezza: “No. Quando sono arrivato a La7 sono stato io a chiedere di andare in onda la domenica. E ho anche dimostrato di poterlo battere sul piano degli ascolti“.
Massimo Giletti spiega come sarà, dal 29 settembre Non è L’Arena
Massimo Giletti ha anticipato come sarà la prossima Non è l’arena: “Non c’è una scaletta pronta e giorno dopo giorno decido il tema di cui occuparmi, cercando di non essere scontato e di offrire sempre nuovi spunti di riflessione”.
E poi ha aggiunto: “Non è semplice cambiare giorno, abitudine degli spettatori, però voglio stare al centro della settimana per essere al centro di quello che succede”.
Prima che il programma sia iniziato Giletti, in occasione di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, sull’ex commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri,
ha detto: “Non ho ancora iniziato, ma sono già alle prese con le querele. Il recordman è Arcuri, è arrivato a quota cinque (…). Il potere non accetta di essere sottoposto a inchieste: la prima reazione è incutere timore e dunque querelare. È il tipico comportamento di chi comanda: vuole indebolirti psicologicamente”. E poi, sull’accusa che gli viene rivolta di essere populista ha detto: “Fare un’inchiesta sulla mancata attuazione del piano pandemico è essere populista? Fare inchieste sulla mafia e sulla criminalità è populismo? Io non sto nei palazzi ma basta con questa etichetta. Io sto con la gente, non con le piazze. Lo dico spesso ai miei: ricordate che il popolo tra Barabba e Gesù Cristo ha scelto Barabba. Dunque, attenti alle piazze”. E poi ha esternato la sua tristezza per essere stato lasciato solo dai colleghi quando ha ricevuto minacce mafiose: “Mi sarei aspettato maggiore solidarietà. Ma non è quello il punto. Non è un sms, a volte retorico, che fa la differenza. Io sono rimasto solo nella battaglia contro le scarcerazioni dei mafiosi avvenuta sotto Bonafede. E questa solitudine ha fatto sì che diventassi un obbiettivo”.
Invece, di Cairo ha detto: “Sento in modo profondo il legame con Cairo, che mi ha sempre lasciato assoluta libertà. Così rinnovo la fiducia a La7. Ho chiesto di andare in onda il mercoledì perché amo affrontare nuove sfide”.