Sembrava che fosse uno spot elettorale quello del ministro Stefania Giannini sull’abolizione dei test di medicina ma invece in questi giorni è arrivata la conferma che si fa sul serio.
Riepilogando il ministro Stefania Giannini poco prima delle elezioni europee aveva dichiarato che i test di medicina erano per lei superati e bisognava abolirli e che entro la fine di luglio sarebbe stata presentata la nuova riforma del numero chiuso.
Parole dolci per gli studenti, che da tempo chiedevano l’abolizione dei test dei medicina, amare per i rettori universitari che potrebbero trovarsi con degli atenei sovraffollati.
I test di medicina non hanno indubbiamente funzionato da quando sono stati imposti, l’ultima prova, quella tenutosi lo scorso 8 aprile, è stata emblematica con una marea di ricorsi al Tar che hanno determinato una serie di nuovi ammessi alla facoltà di medicina.
Ci sono stati casi, in questa ultima tornata di test, che rasentano il paradosso come a Bari e a Roma all’università di Tor Vergata e mettere la parola fine a qualcosa che non funzionava forse era la cosa più giusta.
Ma anche le rimostranze dei rettori non sono sbagliate con delle università che dal prossimo anno accademico avranno un flusso dieci volte superiore di studenti con conseguente impossibilità di poter svolgere l’attività didattica.
Comunque il numero chiuso rimarrà e le selezioni avverranno come avviene in Francia in due differenti periodi del primo anno accademico.
La prima selezione avverrà entro il primo semestre intorno a dicembre o gennaio con delle domande tecniche riguardanti ciò che gli studenti hanno studiato in quell’arco di tempo e poi un’ulteriore selezione a fine anno sempre cercando di privilegiare l’aspirante medico che più ha studiato ed ha frequentato con più costanza la facoltà di medicina.