Bari & Puglia cronaca

Puglia, il dramma di un padre, “Pronto a rubare per garantire le cure a mio figlio di 3 anni autistico”

Un padre di Barletta denuncia la mancanza di supporto istituzionale per le cure del figlio autistico, minacciando azioni estreme per garantire le terapie necessarie.

Un dramma familiare tra autismo e spese insostenibili

La vita di Cosimo A. e della sua famiglia è stata sconvolta dalla recente diagnosi di autismo di primo livello per il loro figlio di tre anni, Francesco Saverio. Da quel momento, la lotta non è stata solo contro la malattia, ma anche contro un sistema sanitario che non sembra supportare adeguatamente le famiglie. A Barletta, infatti, non ci sono strutture convenzionate per trattare bambini con sindrome autistica, costringendo i genitori a rivolgersi a cooperative private, con costi che superano i 700 euro al mese. Cosimo, invalido e disoccupato, racconta la sua disperazione: “Non ho tutti questi soldi. Viviamo con 300 euro al mese e stiamo lasciando la nostra casa in affitto perché non riusciamo più a pagare”.

Il metodo Aba e il peso economico sulle famiglie

Le terapie necessarie per il piccolo Francesco Saverio includono il metodo Aba, recentemente riconosciuto, ma ancora non accessibile a tutti. Le famiglie devono pagare di tasca propria le spese iniziali e sperare di ottenere rimborsi parziali successivamente. Cosimo descrive i costi a cui la sua famiglia deve far fronte: “Solo per la prima visita ci hanno chiesto 350 euro, poi ci sono le ore di terapia che costano fino a 60 euro ciascuna. Superiamo facilmente i mille euro il primo mese”. Nonostante i contributi pubblici previsti per le famiglie con figli autistici, molti trovano difficoltà nell’ottenere i rimborsi, soprattutto a causa di nuove restrizioni legislative che limitano il riconoscimento delle spese.

Richieste di aiuto alla Regione Puglia

Nonostante l’aumento delle risorse messe a disposizione dalla Regione Puglia per le famiglie con figli autistici, le nuove linee guida hanno creato ulteriori ostacoli. Come spiegato da Vito Tupputi, presidente di Assomedia, “Le fatture per ottenere il rimborso devono essere rilasciate da personale sanitario specializzato e non dai centri, escludendo così la figura dell’educatore”. Questa normativa ha causato il rigetto di numerose richieste di rimborso, aggravando ulteriormente la situazione delle famiglie come quella di Cosimo, che si trovano costrette a dover affrontare spese insostenibili per garantire le cure ai propri figli.