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Elly Schlein dopo la sentenza Open Arms torna a parlare d’immigrazione, “La nostra sarà un’opposizione dura”

La sentenza di assoluzione per Matteo Salvini sul caso Open Arms divide la politica italiana: mentre la maggioranza esulta, le opposizioni ribadiscono che la loro battaglia resta sul piano politico.

La sentenza e le reazioni

La sentenza di assoluzione per Matteo Salvini, emessa dal tribunale di Palermo con la formula “il fatto non sussiste”, chiude un capitolo giudiziario molto dibattuto, ma apre a nuove tensioni politiche. L’ex ministro dell’Interno era accusato di sequestro di persona per aver bloccato lo sbarco di migranti a bordo della nave Open Arms nell’agosto 2019.

In aula, la maggioranza ha accolto la notizia con applausi e cori di sostegno, mentre dai banchi leghisti si è levato un “Matteo, Matteo”. Una scena che ha suscitato critiche da parte delle opposizioni, accusate però di aver “tifato” per la condanna. Marco Grimaldi di Alleanza Verdi Sinistra ha spiegato: “Non tifiamo per la galera. La nostra opposizione a Salvini è sempre stata politica.”

Schlein: “Le sentenze si rispettano, la nostra critica resta politica”

Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha commentato la sentenza ribadendo che la critica a Salvini e Meloni rimane sul piano politico. “Le sentenze si rispettano, sempre, a differenza della destra. La nostra opposizione continuerà perché è sulle loro scelte politiche che li batteremo,” ha dichiarato. Anche altri esponenti del PD, come Arturo Scotto e Matteo Orfini, hanno sottolineato che il giudizio politico resta invariato, definendo le politiche di Salvini “indegne” e “contrarie ai diritti umani.”

Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle e convocato come testimone nel processo, ha commentato: “Prendiamo atto della sentenza, va rispettata. Il mio ruolo era solo quello di testimoniare i fatti.”

Immigrazione: un terreno difficile per le opposizioni

La sentenza arriva in un momento in cui il governo Meloni sta cercando di rafforzare la sua linea sull’immigrazione, spingendo per nuove normative europee sui rimpatri e difendendo accordi come quello con l’Albania, attualmente in attesa del giudizio della Corte di giustizia europea. Intanto, la linea socialista e socialdemocratica europea ha ribadito la contrarietà all’esternalizzazione delle frontiere, ma senza una strategia alternativa incisiva.

Nel frattempo, la Camera ha votato le dimissioni di Enrico Letta, ex premier e segretario PD, ora destinato a Madrid per guidare la IE School of Politics. Letta, promotore dell’operazione Mare Nostrum nel 2013, ha lasciato un’eredità di confronto diretto con la gestione dei flussi migratori.

La polemica sul ddl Sicurezza e il Consiglio d’Europa

La sentenza di Salvini si intreccia con le critiche al ddl Sicurezza, in esame al Senato. Il Consiglio d’Europa, attraverso il commissario per i diritti umani Michael O’Flaherty, ha invitato i senatori italiani a modificare il testo per garantire il rispetto degli standard sui diritti umani. La lettera ha scatenato la reazione del presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha definito “inaccettabile” l’intervento, accusandolo di interferenza.

Dal fronte delle opposizioni, Piero De Luca del PD ha ribattuto: “È inammissibile che la destra si senta al di sopra della legge. Le dichiarazioni di La Russa sono pericolose e rischiano di isolare l’Italia dal perimetro delle convenzioni internazionali.”