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Il riarmo europeo spacca il Pd: Schlein sconfessata dai suoi è in crisi, “Ora un confronto vero”

Nel voto al Parlamento Ue sulla difesa comune, il Partito Democratico si divide: 11 astenuti e 10 voti favorevoli. Schlein isolata, cresce la tensione interna.

Il voto che divide il Pd

Il Partito Democratico si spacca sulla risoluzione del Parlamento Europeo a sostegno del piano RearmEU, promosso dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Durante la votazione, i dem si sono divisi: 11 parlamentari si sono astenuti, seguendo la linea dettata da Elly Schlein, mentre 10 hanno votato a favore, approvando l’aumento delle spese militari al 3% del PIL per i Paesi membri dell’Unione Europea.

Un risultato che non solo sancisce la sconfitta politica della segretaria, ma evidenzia una profonda frattura all’interno del partito. La posizione ufficiale del Pd, ribadita da Schlein a voto concluso, è quella di sostenere la difesa comune europea senza incentivare una corsa agli armamenti individuali. “All’Europa serve la difesa comune, non la corsa al riarmo dei singoli Stati”, ha dichiarato, sottolineando le critiche al piano RearmEU, ritenuto poco efficace perché “fa debito nazionale senza contribuire alla difesa comune”.

Tensione nel partito: “Serve un confronto vero”

Il voto ha innescato una forte richiesta di dibattito interno, con diversi esponenti dem che hanno apertamente messo in discussione la leadership della segretaria. Lia Quartapelle è stata tra le prime a intervenire, sostenendo che il Pd debba prendere una posizione netta: “Un partito non può astenersi, deve dire con chi sta”. La deputata ha anche criticato l’assenza di confronto con la segretaria prima del voto: “A Bruxelles non c’è stata una discussione, e questo dimostra che non possiamo arrivare a decisioni così importanti senza un vero confronto”.

Sulla stessa linea anche Marianna Madia, secondo cui il voto rappresenta solo “l’inizio di un processo che non si chiude qui”. Per la deputata, il partito deve arrivare a una sintesi chiara e utile per l’Italia e per l’Europa, senza nascondersi dietro “mezzi voti” e posizioni ambigue.

Anche Gianni Cuperlo ha chiesto un dibattito serio: “Quando il mondo cambia, il compito di un grande partito della sinistra è capire come collocarsi in questa stagione”. Pur ribadendo il suo sostegno a Schlein, ha sottolineato la necessità di “trovare un luogo per un confronto approfondito sulle nuove sfide geopolitiche”.

Il peso di Prodi e la scomunica alla segretaria

La frattura interna si è aggravata con il sostegno di Romano Prodi al piano di riarmo europeo, in contrasto con la posizione della segretaria. L’ex premier ha accolto positivamente l’esito del voto, definendolo un primo passo verso “un vero governo europeo che includa la difesa tra le sue funzioni”.

Il contrasto tra la posizione della segretaria e quella dei leader storici del partito è sempre più evidente. Mentre Schlein resta critica sul riarmo, molti esponenti del Pd vedono la difesa comune come una necessità geopolitica, specialmente dopo le tensioni internazionali e il nuovo assetto della politica estera americana.

Pd sempre più diviso

Dopo il voto di Bruxelles, il Partito Democratico si trova a gestire una crisi interna crescente. La frattura tra l’ala riformista e la segreteria Schlein appare sempre più marcata, con la richiesta di una discussione interna urgente. Il rischio è quello di un isolamento politico della segretaria, che ora deve fare i conti con una base sempre più divisa e con esponenti influenti del partito che prendono apertamente le distanze dalla sua leadership.