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Isis torna a minacciare l’Italia, possibili attacchi di lupi solitari

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Il Site, il portale statunitense che da tempo si occupa del terrorismo islamico, ha reso noto che sono state pubblicate sul web, nelle ultime ore, nuove minacce contro l’Italia da parte degli uomini dell’Isis.

I terroristi islamici avvisano l’Italia che, qualora entrasse in guerra con l’Isis inviando le proprie truppe in Libia nel golfo del Sirte occupata dagli uomini del Califfato, il Mar Mediterraneo sarà “colorato col sangue dei suoi cittadini italiani”.

Un messaggio inquietante che è successivo ai due tweet di qualche giorno fa nei quali gli uomini del Califfato avvisavano che stavano per occupare Roma con un’eloquente immagine del Colosseo con su una bandiera nera  simbolo degli jiahdisti.

L’ultimo messaggio apparso sul web riferisce che l’Italia potrebbe essere oggetto di attentati per mano di alcune cellule jiahdise presenti sul nostro territorio definiti dagli uomini del Califfato lupi solitari.

L’Isis in questi ultimi giorni sta attaccando mediaticamente in modo massiccio l’Italia nel tentativo di dissuadere il governo da qualsivoglia iniziativa militare contro gli uomini del Califfato che hanno occupato la città di Sirte.


La città libica di Sirte è logisticamente punto strategico perché si affaccia sul Mar Mediterraneo ed è distante dalla coste italiane solo pochi chilometri.

L’ultimo messaggio apparso sul web pubblicato dagli jiahdisti è, per la prima volta, scritto in italiano.

Secondo gli esperti del Site il messaggio pubblicato ieri sul web in italiano dai terroristi islamici non sarà l’ultimo.

L’Isis intende fare una propaganda mediatica che metta pressione all’Italia.

La paura dei servizi segreti italiani è che il nostro paese sia oggetto di un attacco terroristico da parte di alcune cellule isolate dell’Isis presenti sul nostro territorio come è avvenuto a Parigi, in Francia e Copenaghen, in Danimarca.

Intanto giungono notizie dalla Tunisia di uomini che hanno fatto parte dell’Isis che però hanno deciso di allontanarsi da quel mondo fatto di terrore e di sangue.

Abu Hamza Ettounsi è un uomo di origine tunisine che ha deciso di abbandonare l’Isis.

L’ex terrorista islamico racconta la sua sconvolgente storia e gli anni passati trai i temutissimi terroristi islamici che hanno conquistato parte della Siria, dell’Iraq e delle Libia.

L’uomo racconta che durante la sua militanza nei terroristi dell’Isis ha ucciso 128 uomini.

Un numero impressionante di vittime che sono state arse vive.

Il tunisino racconta che le sue vittime erano tutte di religione musulmana e che ora la notte non riesce a dormire perché le persone morte per mano sua compaiono nei suoi sogni.

Per cercare di scacciare via gli incubi l’uomo fa uso di sostanze stupefacenti e cerca di annegare i ricordi nell’alcol.

Un raccordo tremendo che svela quando sia atroce la vita di coloro che si sono pentiti di aver fatto parte dell’esercito del Califfato.

La maggior parte degli uomini che si sono pentiti di aver fatto parte dell’Isis sono tunisini.

Ufficialmente il governo di Tunisi ha individuato 570 ex terroristi islamici che hanno deciso di dire basta alle atrocità dell’Isis.

Ora questi uomini vivono nel terrore di essere rintracciati dai terroristi islamici e di essere trucidati per aver tradito il Califfato.

Abu Hamza Ettounsi, l’uomo che ha raccontato di aver ucciso 128 persone, è apparso solo una volta in una trasmissione di una tv tunisina.

In quell’intervista l’ex terrorista islamico è apparso con il viso coperto  e i servizi segreti tunisini che lo proteggono gli hanno vietato di apparire nuovamente in pubblico perché temono che venga riconosciuto dagli uomini dell’Isis.

La maggior parte degli ex Isis tunisini vivono nelle regioni di Biserta e Kairouan e, dopo essere riusciti ad uscire fuori dal Califfato, ora vivono nel rimorso di quello che hanno compiuto.

Molti di loro fanno uso di droghe e sono degli alcolizzati.

Per tutti questi uomini che hanno deciso di dire basta al terrore dell’Isis il governo tunisino sta cercando di costituire centri di accoglienza dove con l’aiuto di psicologi possano uscire da tunnel nel quale vivono.