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Bari choc, dottoressa violentata in guardia medica, scarcerato l’aggressore: denuncia presentata troppo tardi

Ha subito una violenza da un suo paziente mentre era in servizio di guardia medica, ma per vergogna non ha deciso subito di denunciarlo e lo ha fatto solo nove mesi dopo, quando le persecuzioni e le minacce crescenti cui l’uomo la sottoponeva sono diventate insostenibili. Per la legge lo ha fatto troppo tardi (avrebbe dovuto farlo entro i sei mesi) e così il presunto aggressore, arrestato il 13 novembre scorso, non solo è stato scarcerato, ma non potrà nemmeno essere processato per la presunta violenza sessuale, perchè il reato è divenuto improcedibile per querela tardiva.

L’uomo, il 51enne Maurizio Zecca di origini campane e residente ad Acquaviva delle Fonti (Bari), resterà ai domiciliari con il braccialetto elettronico, e dovrà rispondere solo di stalking. Vittima di questa vicenda è una dottoressa 47enne che nel settembre 2017 ha denunciato l’uomo per la presunta violenza e per stalking. Gli atti persecutori, messaggi, telefonate e persino minacce di morte, sarebbero iniziati nell’ottobre 2016 e avrebbero costretto nei mesi successivi il medico a cambiare tre diverse sedi di lavoro fino a quando, temendo per la propria incolumità, la donna ha deciso di rivolgersi alla polizia.

Stando a quanto ricostruito dalla Procura di Bari, la dottoressa sarebbe stata vittima di «un’opera di lenta e crescente persecuzione», da parte dell’uomo che sarebbe arrivato «a maturare una vera e propria ossessione» nei suoi confronti. A concedere i domiciliari al 51enne sono stati i giudici del Tribunale del Riesame in applicazione della legge che dispone il termine di sei mesi per la presentazione della querela per violenza sessuale. Il caso ha riaperto vecchie ferite e riproposto una riflessione sulla adeguatezza di un termine così breve per un reato che ha enormi implicazioni emotive e psicologiche sulle vittime.

Quello dei sei mesi, ha detto l’avvocato Giulia Buongiorno che insieme a Michelle Hunziker ha dato vita alla fondazione ‘Doppia difesà contro la violenza di genere, è un termine troppo breve «che andrebbe almeno raddoppiato». «Si tratta di un periodo di tempo – ha aggiunto – a malapena sufficiente perché una donna inizi anche solo a maturare la decisione di parlare con qualcuno di quello che le è successo». Sulla vicenda è intervenuta anche Serafina Strano, la dottoressa violentata in un ambulatorio del Catanese il 19 settembre scorso. «È una vergogna, è evidente che nella legislazione c’è un buco – Ha detto la collega delle vittima barese – Ed è terribile pensare a quello che sta passando, dopo quello che ha trascorso e subito, e che continua a subire. E rischia di non vedere processato l’indagato». «Le vittime di violenza sessuale hanno paura – ha concluso – E non possono essere lasciate sole». Anche se l’uomo non potrà essere processato per la violenza, questo per i giudici non rende il fatto meno grave, perchè il reato non può essere dichiarato estinto. La Procura di Bari sta ora valutando se impugnare il provvedimento di scarcerazione, magari ipotizzando un altro reato procedibile d’ufficio.